I migliori flash per Canon: dai modelli economici a quelli professionali

E’ arrivato il 2019! E con il nuovo anno abbiamo la possibilità di parlare del mondo Canon: uno dei colossi storici della fotografia che ancora fa sentire la sua voce, specialmente quando si parla di obiettivi e accessori.

Vediamo quali sono i migliori flash per Canon, dai modelli più economici a quelli di fascia più alta (fino al mostruoso Profoto D1!), ma prima, come sempre facciamo su Fotografiadelprodotto, vediamo perchè un flash è uno dei componenti più importanti di un’attrezzatura fotografica e le numerose motivazioni per le quali ogni fotografo dovrebbe possederne almeno uno.

 

La versatilità di un flash in fotografia

Come abbiamo già ripetuto negli articoli sui flash per Nikon e Sonyl’impatto di uno “speedlite” sulla nostra fotografia non risiede tanto nel semplice utilizzo come fonte di luce artificiale in situazioni di scarsa illuminazione, utilizzo che oltretutto si riduce e si ridurrà sempre più a causa dei continui miglioramenti nelle prestazioni ISO dei corpi macchina, evoluzione che rende sempre meno necessario l’utilizzo di un flash anche in situazioni cosiddette “di poca luce”.

Al contrario, la forza del flash risiede nell’essere una fonte di luce che può essere modificata a piacimento nelle sue caratteristiche principali, le stesse caratteristiche che andranno poi a plasmare profondamente l’immagine prodotta. Essere dotati di un flash quindi, ci permetterà di scegliere la direzione della fonte di luce, la sua intensità, la durezza/morbidezza e la dimensione della fonte di luce stessa, grazie a tecniche come quella del “bounce lighting” o “far rimbalzare la luce”. Vediamole nello specifico insieme agli effetti che hanno sull’immagine finale.

Direzione della luce

La direzione dalla quale la luce arriva al soggetto è fondamentale per due aspetti principali: determina dove verranno proiettate le ombre sul soggetto (e ovviamente, i chiari o “highlights”) e crea maggiore o minore contrasto (e quindi dimensionalità).

In linea generale, una fonte di luce posizionata lateralmente al soggetto crea un contrasto maggiore di una posizionata frontalmente. Insieme al contrasto inoltre, una luce laterale crea anche una tridimensionalità maggiore nelle texture dei soggetti, e viceversa.

Per avere la possibilità di modificare la direzione della luce, oltre ovviamente alle capacità offerte dalla rotazione della testina, sarà necessario avere anche la possibilità di “staccare” il flash dal corpo macchina: ciò che si dice utilizzo del flash “off-camera”. Questa operazione avviene utilizzando dei “trigger”, dei trasmettitori di segnale tra il corpo macchina ed il flash, così da garantirne il funzionamento e, in alcuni casi, anche offrire funzioni aggiuntive come modificare l’intensità del flash direttamente dal corpo macchina.

Intensità della luce

Un’altra possibilità, piuttosto ovvia, che ci offre un flash è quella di poter selezionare la quantità di luce che arriva al soggetto, e di conseguenza di poter modificare le impostazioni di esposizione per effettuare lo scatto che desideriamo o per far fronte a determinate situazioni (ad esempio quando stiamo fotografando un soggetto in rapido movimento).

Poter modificare l’intensità della luce è ciò che permette anche altri due utilizzi tipici di un flash: da un lato ciò che si dice “riempire le ombre“, processo spesso effettuato utilizzando output molto bassi. Dall’altro invece troviamo un processo contrario, quello di scattare con un flash come luce principale in situazioni di illuminazione ambientale piuttosto “alta”: in questo caso il flash verrà impostato ad un’intensità maggiore di quella a cui la luce ambientale raggiunge il soggetto così da catturare, nella nostra esposizione, la sola luce proveniente dal flash evitando, appunto, “contaminazioni”.

Morbidezza della luce

Un’unità flash, insieme (ma non solo!) ad accessori come softbox e similari, ci permetterà anche di modificare un’altra tra le qualità fondamentali di una fonte di luce in fotografia: la sua morbidezza (softness).

Una luce più morbida crea transizioni più graduali tra chiari e scuri, e quindi ombre dai lati più “sfumati”. Viceversa per luce dura si intende una luce che crea ombre ben delineate e transizioni più nette tra shadows e highlights (appunto ombre e chiari).

Creare una luce più morbida rispetto a quella che si ottiene con un normale flash on-camera senza accessori, o con le comuni luci che troviamo in ogni ambiente chiuso, sarà uno dei miglioramenti maggiormente visibili sul risultato finale, enormemente maggiore di un nuovo corpo macchina o un nuovo obiettivo. Ricordiamoci sempre che la luce è il componente principale della fotografia!

DURATA DELL’ESPOSIZIONE DEL SOGGETTO ALLA FONTE DI LUCE

Un ulteriore aspetto che si rischia di trascurare è quello del tempo di esposizione alla luce del soggetto, un concetto piuttosto utile da tenere in considerazione specialmente quando si parla di fotografia di soggetti in movimento.

Come nel nostro stile, cercando di non scendere troppo in tecnicismi distaccati dalla realtà, cerchiamo di esporre il concetto: dobbiamo (o vogliamo) imprimere in un’immagine un fotogramma di un soggetto in movimento, pensiamo ad esempio ad un corridore in azione o una ballerina in aria, e non vogliamo che l’immagine risulti “mossa”.

Solitamente (o, ovviamente, quando non è possibile utilizzare un flash!) in questo caso vorremo impostare una velocità dell’otturatore piuttosto bassa, diciamo 1/1000 (valore totalmente arbitrario), così da ridurre il tempo di esposizione del soggetto e quindi anche l’effetto movimento, che ricordiamo è creato dal fatto che durante il tempo di esposizione il soggetto si muove all’interno del nostro frame, e quindi verranno impressi multipli fotogrammi del soggetto nella stessa immagine, restituendo l’effetto “mosso”.

La procedura però crea due problemi: il primo è che riducendo il tempo di esposizione dovremo necessariamente utilizzare altre impostazioni per immagazzinare più luce, quindi aperture più elevate o ISO più elevati. Il secondo è che, in alcuni casi, le velocità minime degli otturatori non sono semplicemente sufficienti a congelare l’azione.

La soluzione: illuminare il soggetto per un brevissimo tempo e con un’alta quantità di luce, ed è proprio qui che le unità flash corrono in nostro aiuto. I flash infatti sono capaci di emettere quantità di luce “notevoli” in margini di tempo ridottissimi: molti dei modelli di cui parleremo sono infatti in grado di arrivare a durate di 1/20’000 alla minima potenza, durata che quando accoppiata ad una potenza “sufficiente” ci permette di evitare qualsiasi contaminazione di luce nella nostra fotografia, a parte ovviamente quella desiderata: quella del nostro flash.

Utilizzando un flash (nella maggioranza dei casi) il tempo di esposizione non sarà più regolato dalla velocità dell’otturatore, bensì dalla velocità del lampo del flash stesso!

Per riassumere brevemente: un flash ci consente di congelare azioni anche piuttosto veloci illuminando i soggetti per brevissimo tempo e con un’intensità sufficiente ad utilizzare i livelli di ISO più bassi e/o l’apertura desiderata.

DISTANZA TRA LA FONTE DI LUCE E IL SOGGETTO

Un ultima caratteristica della luce, spesso tralasciata, riguarda proprio la distanza tra la fonte di luce e il soggetto. Il comportamento di una fonte di luce infatti varia anche a seconda della distanza tra essa e il soggetto su due qualità principali: fall-off (caduta) e contrasto.

Una fonte di luce posizionata vicino al soggetto, ad esempio, restituirà un falloff molto alto, e quindi una caduta più rapida della luce mano a mano che ci si allontana dalla fonte (o, in altre parole, una transizione molto accentuata tra chiari e scuri), e quindi anche ombre più scure e highlight più chiari.

Viceversa una fonte di luce posizionata più lontano dal soggetto creerà, sul soggetto stesso, un falloff minore, quindi minor contrasto, ombre più chiare e chiari meno luminosi.

Il concetto diventa “antipatico” da interiorizzare quando pensiamo ad un’altra regola fondamentale che abbiamo appreso: allontanando la fonte di luce dal soggetto la sua dimensione (relativa ovviamente al soggetto) si riduce e di paripasso si riduce anche la morbidezza della luce.

Ricapitolando: una fonte di luce più lontana quindi restituisce un minor contrasto tra chiari e scuri con una transizione più dura (o meno sfumata) tra gli stessi. Al contrario una fonte di luce posizionata vicino al soggetto, sarà più morbida (perchè più grande) ma anche dotata di più contrasto!

 

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